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La palatella di Materdomini


A Nocera Superiore e nei comuni limitrofi c’è una antica tradizione gastronomico-culturale il 15 agosto, Festa della Assunta: la palatella con la mpupata.

Tutto nasce dal culto mariano del santuario di Materdomini, uno dei più antichi in Campania.

La leggenda narra che la Vergine apparve in sogno a una contadina di nome Caramarì, invitando i fedeli a scavare in un punto ben preciso, sotto ad una quercia: proprio lì sepolto fu ritrovato il quadro di una Madonna con bambino e così, nel 1061, fu eretta la basilica in suo onore. A visitare il Santuario, ogni anno, si recano numerose persone provenienti da ogni zona della regione Campania e non solo. Fin qui la ricorrenza religiosa, ma non tutti sanno che si affianca, la notte tra il 14 e il 15 agosto, anche una tradizione gastronomica: la palatella con la mpupata.

La palatella è un particolarissimo tipo di pane, da farine miste, che ha alle estremità due rigonfiamenti che le danno l’aspetto di una caramella. Viene farcita con le alici di Cetara dissalate e le melanzane sott’aceto, condite con olio e peperoncino, direttamente nel panino. Immancabili il per o muss, il vino con le percoche e il “mellon ‘e fuoc” ossia l’anguria.

Le melanzane vengono preparate in casa, in estate, facendole bollire in acqua e aceto e chiudendole nei vasi con altro aceto, dopo averle strizzate con l’apposito strumento. Una preparazione casalinga, di cui ogni massaia del posto custodisce gelosamente i segreti. Le alici, sono quelle della vicina costa, Cetara infatti è la capitale campana delle alici sotto sale. Anche qui c’è una tradizione artigiana antichissima, portata avanti di padre in figlio. I pescatori cetaresi, nelle giornate di cattivo tempo, non potendo uscire con le barche, si recavano nei paesi dell’entroterra per vendere i preziosi “boccacci” di alici sotto sale e di colatura. Ecco spiegata la presenza delle alici, nella palatella di Materdomini.

Le palatelle, così preparate erano quindi offerte dagli abitanti del posto ai tanti pellegrini che giungevano al Santuario di Materdomini, da ogni dove. Una tradizione ultracentenaria che la popolazione del posto mantiene viva ogni anno e che va annoverata tra i riti pagani, connessi ad una delle feste mariana più sentite dell’intera Regione.

Autore: Maro Contursi

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