Il carciofo di Montoro, l’ortaggio del periodo Pasquale
Primavera, Pasqua, tempo di carciofi.
Nomini questo ortaggio e subito pensi a quello di Paestum o di Schito che è anche presidio slow food.
Ma a Montoro c’è un carciofo che non ha niente da invidiare agli altri simili in campania: Il Carciofo di Preturo di Montoro, a confine tra la provincia di Avellino e quella di Salerno.
E’ un ortaggio tardivo che esprime il meglio tra fine marzo e inizio maggio. La sua coltivazione è sorta principalmente in prossimità di due fonti sorgive (Laura e Labso) che offrono acqua limpida e pura in abbondanza, ideale per innaffiare i fertili campi di questa terra. La coltivazione è familiare, con le donne del posto che si dedicano alla raccolta, che prevede la composizione di mazzi di circa dieci esemplari.
Si coltiva da secoli nel modo tradizionale che prevede una concimazione con prodotti naturali e l’usanza di coprirli con una ciotola di terracotta, i cosiddetti “pignatelli” che vengono prodotti nella vicina Bracigliano, per difenderli dal sole e dal gelo. Il risultato è un carciofo senza spine, tenere, profumato e molto gustoso.
Qui viene preparato alla brace, con dentro aglio, prezzemolo e un filo d’olio locale. C’è chi aggiunge la sugna o del guanciale per renderlo più gustoso. Non manca mai nel tradizionale pranzo di Pasqua, insieme a salame, pancetta e pecorino locale. Ma c’è anche la tradizione di farli fritti a parmigiana con pecorino e fior di latte, sempre prodotti in loco.
Da oltre 20 anni a Montoro si svolge una sagra dedicata a questo ortaggio, famoso e buono come la cipolla e le patate locali, che vengono esportate in tutta Italia, per raggiungere la tavole di appassionati Gourmet che ne apprezzano il sapore unico.
Il carciofo di Montoro rientra nei P.A.T (prodotti agroalimentari tradizionali) della regione Campania.
Autore: Marco Contursi