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Le aggregazioni imprenditoriali: forme giuridiche, differenze, punti di forza e di debolezza



Per fronteggiare le nuove sfide del contesto economico, le imprese hanno avvertito in misura sempre maggiore l’esigenza di definire modelli di collaborazione e cooperazione in grado di garantire la stabilità e l’integrità dei loro rapporti, senza però perdere la propria identità.

Per queste ragioni, l’ordinamento ha riconosciuto la possibilità che più imprenditori, per accrescere la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato, possano costituire relazioni che permettano di ambire a obiettivi altrimenti irraggiungibili in modo da potenziare e arricchire la propria valenza e il proprio peso commerciale senza perdere il valore dell’autonomia aziendale.

Il nuovo contesto condiziona sotto diverse forme anche il sistema agricolo, e particolarmente quello italiano caratterizzato  da elementi di debolezza strutturali come la ridotta dimensione aziendale.

Le imprese hanno molteplici forme con cui potersi “unirsi in gruppo” e le Reti di Impresa costituiscono “le ultime arrivate” in un ampio e variegato sistema di forme aggregative previste dal nostro ordinamento e diversamente utilizzate nel panorama nazionale.

A prescindere dai molteplici tipi e dai diversi ambiti applicativi di queste forme aggregative, è importante, al fine di comprendere le potenzialità del Contratto di Rete, delinearne le peculiarità e le eventuali affinità con i principali modelli di aggregazione preesistenti, come i Consorzi e le Associazioni temporanee di Impresa (A.T.I.).

Il Consorzio è un contratto con il quale due o più imprenditori “istituiscono un’organizzazione comune per la disciplina o per lo svolgimento di determinate fasi delle rispettive imprese” (articolo 2602 codice civile).

L’aggregazione in rete, invece, nasce per lo svolgimento in comune di molteplici attività rientranti nell’oggetto sociale di ogni singola impresa retista. Ciascuna impresa, sulla base di un programma comune, si impegna a collaborare al fine di porre in essere quegli obiettivi strategici fondamentali per la loro crescita.

A differenza del Consorzio, dove vengono messe in comune alcune attività del processo produttivo, unendo una fase dell’attività tra i consorziati, nella rete le imprese svolgeranno attività in comune al fine di migliorare la competitività, ma non è richiesta l’unificazione di una parte della propria attività produttiva, da parte della singola impresa. 

Sia la rete sia il consorzio consentono alle imprese partecipanti di poter crescere aggregandosi, ma con modalità differenti. In particolare, con il contratto di rete, le imprese, pur aggregandosi, mirano a restare in prima linea sul mercato mantenendo la propria autonomia e individualità. Discorso diverso vale per il consorzio: secondo tale modello organizzativo, le imprese creano un nuovo soggetto giuridico autonomo in grado di avvantaggiarle, rinunciando, allo stesso tempo, ad una parte del loro mercato

Non solo. Se con il consorzio vengono perseguiti solo scopi consortili, con il contratto di rete, oltre a tale scopo, è possibile perseguire anche scopi lucrativi.

Dunque, gli elementi che permettono di poter distinguere le tre forme di cooperazione (Reti di impresa, Consorzi, ATI) sono il fine perseguito e la durata di ciascun contratto.

Le A.T.I sono aggregazioni tra imprese che nascono limitatamente ad uno specifico affare –solitamente la partecipazione a gare d’appalto–, attraverso un conferimento collettivo di un mandato con rappresentanza all’impresa capogruppo. La sua durata, rispetto a quella delle reti di impresa, può considerarsi alquanto breve in considerazione del fatto che l’aggregazione risulta essere funzionale alla sola partecipazione a procedure di gara.

Altro aspetto che distingue tale forma di aggregazione dalla rete, risiede nella circostanza che si tratta di uno strumento tramite il quale ciascuna impresa persegue un interesse proprio distinto da quello delle altre imprese partecipanti.

Sotto il profilo del corretto inquadramento rispetto a queste due figure simili, i maggiori problemi di interpretazione normativa riguardano le differenze con i consorzi. Per queste ragioni non sono mancate opinioni di chi rinvenendo forti analogie tra contratto di rete e consorzio, considera il primo una species del consorzio con attività esterna. Secondo altre interpretazioni, invece, tra consorzio e contratto di rete non potrebbe esserci nessun accostamento, perché lo scopo di costituzione della rete è differente rispetto a quello proprio di un organizzazione consortile, avendo come oggetto il programma di incrementare lo sviluppo economico delle imprese in rete.

E’ possibile osservare, che a differenza del consorzio, dove lo scopo della partecipazione imprenditoriale è essenzialmente diretto a vantaggi di tipo mutualistico, nelle reti è principalmente rivolto ad accrescere la capacità di innovazione e la competitività, mentre non è specificato alcunché circa la natura mutualistica della struttura che potrebbe quindi non rilevare.

Rispetto alle altre forme aggregative, le reti di imprese rappresentano lo strumento più adatto al nostro tessuto imprenditoriale, costituito principalmente da piccole-medie imprese, in quanto consentono sia il mantenimento dell’identità e dell’indipendenza di ogni singola impresa partecipante sia la possibilità di poter crescere e competere con imprese più strutturate sui mercati globali. La caratteristica innovativa che distingue le reti dai consorzi e dalle ATI riguarda il suo approccio graduale nel processo di aggregazione, il quale potrebbe non sfociare subito nella sua forma più vincolante, ovvero quella di contratto di rete.

Documenti allegati:
WP 1.1 al 16.12.21

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